Patti – Accolto ricorso in cassazione per il 50enne stalker arrestato a giugno

La Quinta sezione della Corte di Cassazione ha accolto l’annullamento con rinvio al Tribunale del Riesame che aveva detto no alla scarcerazione dell’avvocato di 50 anni di Patti, arrestato dalla Polizia con l’accusa di aver assoldato dei sicari per uccidere l’ex moglie.

Il collegio della Libertà dovrà adesso tornare a riesaminare il provvedimento cautelare siglato dal giudice per le indagini preliminari di Patti, tenendo conto dei rilievi mossi dalla della Corte.

“Restiamo in attesa di conoscere la motivazione della sentenza di annullamento della Corte – ha commentato l’avvocato Nino Favazzo, difensore del cinquantenne – ma l’accoglimento del ricorso, con cui si era contestata la gravità indiziaria ed era stata denunciata una macroscopica violazione di legge lascia ritenere che l’intera vicenda, fin qui trattata con eccessivo rigore, sarà ben presto radicalmente ridimensionata sul piano cautelare e, a seguire, nel merito”.

L’uomo era stato arrestato nel giugno scorso con l’accusa di atti persecutori nei confronti dell’ex consorte.

Secondo quanto era stato riferito dalla polizia di Patti nella conferenza stampa del giugno scorso, la vicenda ha avuto inizio nel 2016 quando l’uomo, sia durante il matrimonio che dopo l’interruzione della convivenza, avrebbe adottato, nei confronti degli appartenenti al nucleo familiare una serie di gravissimi comportamenti di violenze, minacce e vessazioni, tali da ingenerare nelle vittime uno stato di ansia e disagio. Già nel 2017 il 50enne era stato destinatario della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla moglie. Le condotte dell’uomo avevano richiesto già in passato l’intervento delle Forze dell’Ordine e dell’Autorità Giudiziaria che aveva adottato una prima misura cautelare e che aveva poi condotto alla condanna in primo grado alla pena della reclusione.

Lo scorso anno, poi, la donna vittima di stalking sarebbe stata contattata da una terza persona che l’avrebbe messa al corrente dell’intenzione omicida dell’ex marito. L’uomo, secondo quanto riportato, avrebbe incaricato dei malavitosi affinchè la uccidessero. In particolare, avrebbero dovuto simulare un incidente stradale e, qualora non fossero riusciti nell’intento, avrebbero potuto fare ricorso all’utilizzo delle armi. La stessa sorte sarebbe toccata all’avvocato che l’aveva assistita e difesa. Inoltre, l’uomo avrebbe fissato con i malavitosi anche la successione di atti da compiere: prima bisognava fare fuori l’ex moglie e poi il suo difensore e solo a lavoro ultimato l’uomo avrebbe proceduto al pagamento dei sicari.

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