Patti – Ecco perchè l’opposizione non ha aumentato la Tari

La bocciatura del piano finanziario Tari per il 2021 da parte del consiglio comunale di Patti ha aperto un acceso dibattito in città dopo le preoccupanti voci circolate nelle ore successive al voto d’aula di una città che, a breve, rischierebbe il collasso, sia finanziario che per una paventata sospensione della raccolta del residuo secco e dell’umido a far data imprecisata tra la fine di agosto ed il mese di ottobre.

In merito alle voci fatte circolare e alle accuse che sono state rivolte all’opposizione che non ha voluto procedere all’aumento dell’imposta a carico dei cittadini che in media sarebbe stata di circa 90 euro l’anno per le utenze domestiche, i consiglieri Giacomo Prinzi, Giusy Cannata, Natalia Cimino, Mariella Gregorio Nardo, Federcio Impalà, Gianni Di Santo e Francesco Arrigo hanno voluto fare un po’ chiarire le posizioni e raccontare la loro verità.

L’astensione, spiegano i sette consiglieri, è servita per impedire “l’indiscriminato aumento della TARI di oltre il 30%, in danno di famiglie, commercianti ed imprenditori. Ciò hanno fatto ritenendo di non poter sacrificare oltre le tasche dei contribuenti, che già da un decennio di amministrazione Aquino, pagano i tributi al massimo”. I nove consiglieri contestano le scelte adottate dall’esecutivo accusando il governo cittadino di scaricare i propri errori sulle tasche dei contribuenti.

“Il Consiglio Comunale – si legge nel documento – aveva già manifestato la ferma opposizione all’aumento della TARI, ma il Sindaco Aquino e l’assessore al ramo Franchina sono rimasti sordi ad ogni sollecitazione che andasse nel senso di una rimodulazione del contratto con la ditta appaltante, con conseguente ottimizzazione dei servizi e rideterminazione del rischio di impresa. Viceversa il Sindaco, in assenza di alcun confronto, ha ripresentato solo all’ultimo giorno utile, un piano tariffario che imponeva l’aumento delle tariffe, laddove una loro diminuzione, come in altri comuni, sarebbe stata possibile”.

I firmatari del documento rispediscono al mittente anche le accuse di un consequenziale avvio del dissesto. “L’iter sul piano di riequilibrio – hanno scritto – si è ormai concluso nella sua fase di competenza comunale, per cui qualora la Commissione di verifica Ministeriale e la Corte dei Conti, dovessero decretare il dissesto, ciò sarà stato determinato da ben altri elementi, tra cui la mancata presentazione dei Bilanci negli ultimi 10 anni, che ha prodotto il noto squilibrio strutturale di svariati milioni di euro, e non certo dalla legittima difesa dei contribuenti rispetto all’ennesimo aumento di tributi. La politica dovrebbe concentrarsi su una corretta informazione e preoccuparsi di reclutare i finanziamenti, per tale verso malamente persi, piuttosto che fomentare inutili allarmismi e divisioni sociali a mezzo di notizie infondate. Il servizio di raccolta rifiuti per l’appunto, quale servizio essenziale a tutela della salute pubblica, non può essere mai sospeso”.

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