Coronavirus, Provate in ospedale a Patti: le maschere Decathlon modificate funzionano

Le maschere da snorkeling della Decathlon modificate per essere collegate a respiratori funzionano. Sono state testate anche a Patti dove è stata avviata la produzione per le modifiche e la messa a disposizione nelle terapie intensive degli ospedali della provincia di Messina. Lo ha reso noto il dott. Gaetano Crisà, dirigente dei centri trasfusionali di Patti.

L’idea di trasformare le maschere nasce dall’ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia, nel bresciano, Renato Favero, che si è rivolto ad una azienda lombarda che si occupa di ingegneria. Il progetto del dottor Renato Favero è tanto semplice quanto geniale: si tratta di costruire una maschera respiratoria d’emergenza riadattando una maschera da snorkeling full face già in commercio. Il progetto ha dati buoni risultati e i file per la realizzazione dei pezzi necessari alla modifica sono stati messi in rete.

Gli ospedali di tutta Italia continuano a denunciare la mancanza di strumenti fondamentali per curare i pazienti affetti dalla covid-19, la malattia provocata dal virus SARS-CoV-2. L’allarme potrebbe presto riguardare anche le maschere C-PAP (acronimo di Continuous Positive Airway Pressureospedaliere per la terapia sub-intensiva. E, così, anche in Sicilia, mentre ci si prepara ad affrontare l’emergenza, volontari si sono messi a disposizione gratuitamente.  

A dare la disponibilità ad avviare la produzione delle valvole con le stampanti 3D è stato il pattese Alessio Papa, che in collaborazione con Mario Brancato e Davide Scaffidi Saggio hanno predisposto i pezzi necessari e modificato la maschera da sub poi testata in Ospedale a Patti dalla dottoressa Maria De Florio, responsabile della rianimazione del nosocomio pattese. “Ho contattato – ha raccontato Alessio Papa – il dott. Crisà per mettermi a disposizione, insieme ad altre persone, e gratuitamente abbiamo lavorato per circa una settimana per preparare il prototipo che è stato testato. Quindi adesso avvieremo la produzione di tutti i pezzi in serie lavorando 24 ore su 24 considerando che per produrre le varie valvole ci vogliono diverse ore”.

Diffusa la notizia che il prototipo ha dato risultati positivi è iniziata la corsa alla ricerca delle maschere da snorkeling. “Da Capo d’Orlando, Brolo, Sinagra e Falcone – ha detto Crisà – abbiamo già reperito circa 50 maschere che potranno adesso essere modificate. Anche altre persone che hanno delle stampanti 3D per realizzare i pezzi necessari”.

Sembrerebbe che anche un’azienda di Capo d’Orlando si sia messa a disposizione per produrre i pezzi necessari e che potrebbe anche essere impiegata la stampante 3D in uso in un istituto superiore di Patti.

L’obiettivo adesso è raccogliere il maggior numero di maschere da snorkeling della Decathlon per avviare la conversione ed utilizzarle se sarà necessario per affrontare l’emergenza coronavirus nelle prossime settimane.

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